Food24

Tanti gradi, zero sprechi . A New York la "distilleria dei…

  • Abbonati
  • Accedi
Storie di eccellenza

Tanti gradi, zero sprechi . A New York la "distilleria dei nerd" crea la prima vodka eco-compatibile

Liscia, miscelata nel Sex on the Beach, russa o francese, dai 37 ai 60 gradi… La vodka, fresca di un boom di popolarità registrato dai bar tender di tutto il mondo, non si spiega solo nell’etichetta. Ma ne avete mai assaggiata una “energy -efficient”, prodotta da “una squadra di nerd” in una distilleria di Brooklyn (New York) grande quanto un appartamento da 100 metri quadrati? Se la risposta è no basta ordinare una bottiglia di Industry Standard Vodka, il liquore da 40 gradi alcolici firmato dalla start up Industry City Distiller. Il progetto, nato all’interno dell’azienda di ricerca e design The City Foundry, ha festeggiato il suo primo anno di attività con un ritmo di 2mila bottiglie da 750 millilitri tra banconi, scaffali e negozi specializzati della Grande Mela.

La sfida: una vodka “rurale”… a New York

Ma cosa significa, se si parla di vodka, rispettare i criteri di efficienza energetica che ci si aspetterebbe da uno stabilimento di oil&gas? Lo spiegano al Sole 24 Ore Zac Burner (tecnico) e David Kyrejko (ingegnere), due dei “nerd” che hanno sfornato il super alcolico più eco-sostenibile di New York. “Ce ne siamo usciti con l’idea di creare un distilleria urbana sostenibile, un progetto che potesse accordare le restrizione del suo setting cittadino alla produzione di quantità ragionevoli di liquori d’alta qualità” dice Burner.

Insomma, “efficienza energetica è un termine relativo, ma nel nostro caso arriva sostanzialmente dall’uso di poca energia, e pochi spazi, oltreché dall’impiego di meno acqua possibile per produrre un grosso quantitativo di vodka. E sprecare il meno possibile”. I numeri non sono ancora a disposizione, ma per quello che si osserva nella routine – si fa per dire – del laboratorio “stiamo facendo piuttosto bene”. La sfida è scattata dal desiderio di produrre vodka “come una distilleria rurale” in una città che di rurale ha poco o nulla: energia costosa, uso massiccio d’acqua, costi d’affitto che volano fino a 1.200 dollari al mese per una stanza a un’ora di metro da Manhattan. Tanto più che la distillazione, sottolinea Burner, è un processo “implicitamente” superfluo: nella sua forma più basilare – e così per la vodka – consiste nella separazione chimica che si raggiunge riscaldando un liquido per creare vapore e condensando lo stesso vapore che ne è emerge.

Una distilleria a zero sprechi. In 100 metri quadri

Da lì un piano alternativo alla produzione canonica, fino all’etichetta dell’Industry Standard oggi in negozio. “Invece di fare la fermentazione in un gruppo di vasche giganti, con un super refrigeratore che tenesse tutto in fresco, abbiamo sviluppato un sistema di bioreattore cellulare immobilizzato: ingombro totale di 100 metri quadrati, raffreddamento garantito da un condizionatore d’aria di uso famigliare” spiega Zac. I rifiuti che si generano nell’operazione? Zero: “Visto che usiamo barbabietole da zucchero, non ci sono rifiuti solidi da gettare vie. Otteniamo tutto l’alcol che possiamo da una data quantità di materie prime (e c’è anche una grande gamma di sapori!)”. Il resto si svolge nell’officina di City Foundry, con due alambicchi (gli apparecchi utilizzati per la distillazione, ndr) a impatto ridotto: “Abbiamo progettato, sviluppato e costruito due alambicchi nell’officina adiacente, che utilizzano notevolmente meno energia – per riscaldare – e acqua – per il raffreddamento – di qualsiasi strumento analogo”. Il risparmio netto di energia termica? Oltre l’80%, rispetto a quella impiegata da macchinari meno efficienti di quelli a regime nel laboratorio di Industry City.

Un brindisi da specialisti

Il prezzo finale è di 38 dollari. I clienti stanno rispondendo, anche se i primissimi brindisi hanno scaldato meno del previsto il doppio target del progetto: gli amanti dei liquori con un gusto più affinato per tutto quello che fermenta (nel vero senso del termine) tra innovazione e ricerca di sapori meno scontati di quelli della Gdo. E non un caso se un altro marchio già in fase sperimentale, Technical Reserve (“riserva tecnica”) corteggia con più decisione gli esperti di infusi e cocktail artigianali: grado alcolico a 96,5% – il massimo esistente in natura – e “design ossessivo” che tronca qualsiasi paragone con i brand più pubblicizzati. Per sua natura e definizione, la vodka Industry Standard è sostenibile. Ma i suoi creatori si guardano bene dal cavalcare quella che Burner scarica come il “buzzfeed della sostenibilità”, la moda di una green economy che rimbalza più a parole che nei fatti nell’industria agroalimentare.

“Se guardiamo allo stato del pianeta, c’è ancora da capire che se c’è un modo di intervenire nell’economia mondiale che è davvero “sostenibile” sul lungo termine – commenta Zac – Per ora, tutto quello che possiamo fare è guardare agli input e agli output dei nostri progetti, e fare del nostro meglio per essere sicuri che stiamo usando le forniture nella maniera più efficiente possibile, che sia scegliere materiale efficiente e con pochi spreci, riciclare materiale piuttosto che comprarne di nuovo, disegnare condensatori iper efficienti che non ci facciano perdere acqua”. In quel senso, la vodka più efficiente di New York e d’America può fare la differenza. Per chi la beve e la produce: “E’ un eccellente e quantificabile banco di prova per i nostri esperimenti in efficienza – spiega Zac -. Ed è il più sostenibile di quello che riusciamo a fare”.

© Riproduzione riservata