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La malnutrizione infantile costerà 125 miliardi $ di mancata crescita di Pil di qui al 2030

  • –di food24

Mentre in Italia l’Istat annuncia che hanno superato la cifra di 6 milioni i poveri assoluti (+150% dall’inizio della crisi nel 2007)  nel mondo sono 842 milioni le persone che soffrono di malnutrizione. Con una triste statistica: ogni giorno muoiono 8mila bambini. Due miliardi di persone soffrono per la carenza di vitamine e minerali. Secondo le stime dell’Ifad (Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo), sono questi i numeri globali della malnutrizione: un problema che colpisce soprattutto i più piccoli che vivono nelle zone povere del mondo. Gli esperti internazionali, recentemente riuniti a Roma, hanno lanciano l’allarme e proposto nuove soluzioni.

Il costo economico della malnutrizione

“Se un bambino viene privato di sostanze nutrienti essenziali sin da quando si trova nell’utero della madre, durante i primi due anni di vita può avere danni fisici e mentali che causano problemi per tutta la vita”, afferma Kanayo Nwanze, presidente Ifad. Un problema prima di tutto sociale – che riguarda in primis Africa, ma anche Asia e America Latina – ma che ha anche enormi ricadute economiche. “La malnutrizione infantile costerà all’economia globale circa 125 miliardi di dollari in mancata crescita del Pil entro il 2030”, spiega Nwanze.

Produrre più alimenti ad alto contenuto nutritivo

Quali le soluzioni? Per gli esperti, riuniti a Roma nella sede del World Food Programme in un incontro organizzato dalla fondazione internazionale Gain (Global Alliance for Improved Nutrition), la chiave è far lavorare in stretto contatto agricoltura e nutrizione. La nutrizione, infatti, è oggi trattata esclusivamente come questione sanitaria, mentre dovrebbe essere un tema da affrontare anche quando ci si occupa di catena alimentare. “Mentre forniamo stimoli per supportare la produttività agricola, dovremmo fare di più per riempire i divari nutritivi nelle famiglie, incoraggiando un miglior utilizzo di coltivazioni ad alto contenuto nutritivo e fonti animali di proteine”, dice Marc Van Ameringen, executive director di Gain.
“Inoltre, in molte parti del mondo dove si soffre di alti livelli d’insufficiente nutrizione – prosegue Van Ameringen – c’è spesso una domanda di cibi nutritivi estremamente limitata. Senza una domanda maggiore, è improbabile che gli agricoltori scelgano di far crescere più coltivazioni nutritive, o che i consumatori paghino per questo tipo di prodotti alimentari”.

Serve quindi un approccio nuovo che stimoli contemporaneamente domanda e offerta, coinvolgendo tutti gli attori del mercato alimentare: piccoli agricoltori, imprenditori locali e, infine, consumatori. Solo così – seguendo l’analisi degli esperti internazionali e delle principali organizzazioni globali come Ifad, Wfp e Fao – sarà possibile combattere e vincere la battaglia contro la malnutrizione.

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