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Ristoranti dei musei, nuova destinazione gourmet. Ecco quelli da non…

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Ristoranti dei musei, nuova destinazione gourmet. Ecco quelli da non perdere

Fetta di torta industriale e tazza di caffé per rifocillarsi dopo una lunga visita tra quadri e sculture? No, grazie: meglio concludere la giornata sedendosi al tavolo di un ristorante eccellente al punto da essere frequentato per le sue virtù gastronomiche anziché logistiche.

Se passerete le prossime vacanze nella città d’arte, vi consigliamo di mangiare qui.

The Modern, Moma

The Modern – MOMA, New York

Decor ispirato al movimento Bauhaus, vista sull’Abby Aldrich Rockefeller Sculpture Garden, ingresso separato per gli ospiti che arrivano fuori orario museale: The Modern è quello che si dice un ristorante immacolato, tanto nel design quanto nei menù dello chef alsaziano Gabriel Kreuther e del suo pasticcere Marc Aumont. Piatti leggeri e luminosi di cucina moderna (ça va sans dire), 900 etichette (la cantina a vista è uno dei punti forti del ristorante), servizio estremamente cortese e sorridente. A pranzo con 65 dollari si prendono una portata principale, un dessert e un bicchiere di vino. Una stella Michelin.

 

Le Môle Passédat, Marsiglia

Le Môle Passédat - MUCEM, Marsiglia

Lo chef tristellato Gérald Passédat del Petit Nice di Marsiglia ha preso in consegna tutto il catering del nuovo Musée des Civilisations de l’Europe et de la Méditerranée. L’offerta è ben differenziata: un ristorante elegante (La table, menù a pranzo 43 euro, la sera 55 e 65 euro), uno più décontracté (La Cuisine, aperto solo a pranzo, menù da 17 a 35 euro), un caffé (entrata, piatto principale e dessert a 31 euro), dei chioschi per il take away e un orto. Mare, spezie e olio extravergine  protagonisti, atmosfera “a cielo aperto” unica. Molto scenografici i paraventi e le tettoie che riprendono i moucharabieh arabi.

Combal Zero, Rivoli

Combal.Zero – Museo di Arte Contemporanea Castello di Rivoli, Rivoli (Torino)

“Art & Food Design”, questo il concetto portato avanti da Davide Scabin nel suo destination restaurant che, come giustificato dalle due stelle Michelin, “vale la deviazione”. È infatti molto più probabile che si visiti il museo in attesa dell’apertura (solo serale) del Combal.Zero per provare il menù fisso da 160 euro (15 portate), piuttosto che ci si fermi lì per riposarsi e meditare sulle installazioni appena osservate. Tra i piatti di culto: il cyber-egg, la fassona al camino e fusione a freddo, il dessert composto da 26 elementi ghiacciati che si sciolgono versandoci sopra dell’acqua frizzante.

The Whistler

Rex Whistler – Tate Britain, Londra

È dal 1927 che i borghesi ci vanno per il sunday lunch, e gli MP per le cene in cui si decidono le magnifiche sorti e progressive del Regno: lo storico ristorante prende il nome dal murale venatorio di Whistler “The expedition in pursuit of rare meats”, recentemente mondato della patina di fumo di sigari accumulatasi nei decenni. E infatti le carni-carni che hanno regalato la gotta ai pari d’Inghilterra sono prominenti nel menù: montone, fagiano, black pudding. Ma al Whistler si va per la lista dei vini a lungo  considerata la migliore della città, oggi 50 pagine curate da Hamish Anderson in cui ci si può ampiamente sbizzarrire ordinando al bicchiere: tre calici abbinati dal sommelier = 16 sterline.

L’Imbuto, Lucca

L’imbuto – Lu.C.C.A, Lucca

Nell’atrio del Lucca Center of Contemporary art ci sono pochi tavolini. Lo chef Cristiano Tomei, tra i più fantasiosi e capaci sul territorio italiano, porta dalla cucina piatti che colpiscono al cuore prima che la bocca: tortellini ripieni di tiepido olio appena franto, tagliata di manzo servita su corteccia di pino bruciata, un tortino che sembra di mele e cannella e invece è fatto con cipolle dolci. Pranzo a 20 euro, cena a 40, 60 o 90 per 4, 6 o 9 portate, ma ci esce sempre qualcosa di più per il mutuo divertimento di chef e ospiti. Come nel caso di Scabin, il museo è una scusa: questo è un ristorante per cui vale la pena macinare chilometri.

Nerua, Bilbao

Nerua – Guggenheim Museum, Bilbao

Lo spazio è avant-garde, la cucina haute, il concetto di esperire personalmente ogni piatto come se fosse un’opera d’arte preso in prestito ad una frase di Jeff Koons. Il 35enne Josean Alija, ex-El Bulli, ha creato qui un menù salubre, di impronta basca, ricco di verdure e succhi leggeri. Tra gli antipasti segnaliamo granchio, ricci, pomodori secchi e birra; tra le portate principali le guance di nasello con ceci in brodo alla senape e aglio. Con 90 euro si prendono sei portate con vini abbinati: per una meritatissima stella Michelin un ottimo value for money.

Ludwig, Colonia

Ludwig im Museum – Ludwig Museum, Colonia

Il ristorante del museo di arte contemporanea donato dai coniugi Ludwig alla città di Colonia negli anni ’70 si affaccia con ampie vetrate sul Reno e il famoso ponte Hohenzollern. Gli spazi permettono di organizzare grossi eventi (fino a 500 persone), ma la cucina non è certo da mensa: l’approvvigionamento degli ingredienti è autarchico grazie a coltivazioni e allevamenti riservati; frutta e ortaggi arrivano dalle Ardenne, le carni macellate e gli insaccati preparati nel proprio mattatoio. Al Ludwig si va soprattutto per le salsicce, ma vegetariani e vegani troveranno menù tarati sulle loro esigenze.

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