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Vino: sui record dell'export incombono le incognite di Russia e Cina

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Vino: sui record dell'export incombono le incognite di Russia e Cina

Vino made in Italy in cerca di sbocchi. Il futuro dell’export di vino italiano appare meno roseo di quanto tratteggiato dai dati generali e lascia presagire scenari con più di una incognita. È quanto bisogna concludere se si effettua un’analisi approfondita dei numeri messi a segno nel 2013 dalle vendite all’estero di vino italiano.

Un trend di esportazioni che in generale ha chiuso con un progresso del in valore 7,3% (raggiungendo il nuovo record assoluto a quota 5,038 miliardi di euro). Un risultato messo a segno nonostante il calo delle quantità spedite del 4,4%, il che lascia intendere che il vino italiano ha beneficiato della buona capacità di alcuni mercati di metabolizzare gli incrementi dei prezzi delle nostre bottiglie.

Dati positivi dalle destinazioni chiave

Nell’ambito del risultato complessivo non destano particolari preoccupazioni i principali mercati di sbocco. La prima destinazione in valore restano gli Usa con 1.077 milioni di euro (in crescita del 7,1%). Negli Stati Uniti si è registrato anche un lieve progresso nelle quantità spedite cresciute dello 0,9 per cento. Il principale sbocco in quantità si conferma invece la Germania con 5,9 milioni di ettolitri (contro i 2,9 degli Usa) anche se in flessione del 4,6 per cento.

Nel Regno Unito il vino incalza la birra

Al terzo posto Usa e Germania sono ormai tallonati dal Regno Unito. Oltremanica infatti le vendite di vini italiani sono aumentate dell’1,3% in quantità ma di ben il 15,4% in valore diventando di fatto un serio concorrente nei pub (qualcuno ha più volta parlato addirittura di sorpasso) per la birra.

Alle spalle dei primi, la «grande incertezza»

Ma al di là delle primissime posizioni fra i principali clienti del vino italiano, il 2013 lascia in eredità una situazione di crescente incertezza. Innanzitutto tre “pezzi da novanta” per l’export italiano come Francia, Canada e Svizzera fanno registrare flessioni nei volumi acquistati che sono rispettivamente del 6,5%, del 3% e del 4,6%. Dati che anche se ribaltati sul piano dei valori da un +8,9% in Francia e da un +5% in Svizzera (il Canada perde anche sul piano del fatturato un 1%) lasciano intravedere qualche segnale di debolezza.

L’incognita di Russia e Cina

Preoccupazioni che diventano più tangibili nei confronti dei due sbocchi ai quali sono affidate le principali aspettative per il futuro ovvero Russia e Cina. In Russia nel 2013 il calo degli acquisti di vino italiano è stato del 21,6% in quantità controbilanciato da un +14,4% in valore. In Cina invece se il fatturato ha riportato danni limitati (-3%), non si può notare la vera e propria caduta in quantità: -33%. Una vera e propria debàcle che con ogni probabilità è legata all’indagine antidumping sull’import di vini europei che si è chiusa proprio nei giorni scorsi. La speranza è che ora in un quadro di rapporti commerciali più sereni anche l’export di vino italiano in Cina possa ripartire. Diverso invece il discorso in Russia dove nel corso del 2014 si rischia un nuovo contraccolpo legato anche alle difficili condizioni geopolitiche gettando così nuove ombre su uno dei più promettenti mercati di sbocco per il vino italiano.

L’Ungheria e il caso dell’Est Europeo

Nel panorama delle vendite all’estero di etichette italiane poi non può non saltare all’occhio il caso dell’Ungheria, paese che rappresenta in quantità il 7° cliente del vino italiano. L’Ungheria nel 2013 ha visto un vero e proprio crollo degli acquisti dall’Italia con un meno 28,6% in quantità e un -15,6% in valore. Dati che fanno pendant con quelli di altri paesi dell’Est Europeo come la Repubblica Ceca, la Bulgaria e la Romania. Le spedizioni made in Italy infatti sono calate del 13,2% in Repubblica Ceca, del 25,1% in Romania e del 15,8% in Bulgaria. Poiché ai rilevanti quantitativi importati da questi paesi fanno da contraltare valori piuttosto limitati è probabile che il crollo abbia riguardato quantitativi spediti nell’Est europeo allo stato sfuso e destinati ad essere imbottigliati e riesportati.

Non solo dati negativi, Nord Europa sugli scudi

Tuttavia nel quadro di uno scenario con più di un interrogativo non vanno infine tralasciati alcune aree le cui importazioni dall’Italia hanno registrato trend positivi. Ad esempio rappresentano sempre più una certezza per il vino italiano i paesi del Nord Europa. In Svezia (nono paese importatore dall’Italia) le vendite sono aumentate del 11,5% in quantità e del 15,2% in valore. In Norvegia sono cresciute del 4,2% in volume e del 12% in valore. In Finlandia dell’1% in quantità per un +8,6% nel giro d’affari. Un caso in positivo è infine anche quello del Portogallo paese nel quale le importazioni dall’Italia di vino sono aumentate del 14,2% in quantità e di ben il 32,7% in valore.

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