Il ministro Boschi ha recentemente dichiarato in un’intervista di bersi un latte caldo quando torna a casa la sera molto tardi. Questa tazza di latte degustata mentre si rimugina sulla propria singletudine e una giornata di lavoro, per gli angolofoni andrebbe etichettata come “comfort food”. In italiano è il cibo che rassicura. Che si tratti di latte caldo e Nesquik – come usava per noi nati negli anni ’80 – o di gelato industriale come Häagen-Dazs, o di prodotti di pasticceria come la cheesecake, sono le prelibatezze americane (e non solo) che spesso hanno il compito di risollevare il morale, di accompagnarci mentre guardiamo la tv, di aiutarci a oltrepassare i drammi postmoderni e occidentali. Tre sono gli immancabili leit motif che definiscono il food da salotto: un divano, una tv o un libro (o una rivista), e una sciattissima e morbidosa tenuta da casa (anche per gli uomini).
I nostri inverni, i periodacci, le delusioni, le giornate di lavoro piene: come faremmo senza un bicchiere di vino e formaggio, un biscottino, una tavoletta di cioccolato? Non è da confondersi col junk food, il “cibo spazzatura”.
Ne abbiamo fatto qui un elenco. Con un’immorale ma legittima reinterpretazione all’italiana in caso di necessità.
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