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Storie di eccellenza

Il take away all'emiliana (solo tortellini fatti a mano) - Gli Usa fiutano l'affare

In principio fu l’untissimo anglosassone Fish&Chips, pasto veloce da mangiare camminando, pescando patatine e frittura di pesce dal cartoccino. Pasto da poveri e classe operaia.

Gli anni passano e la classe operaia, che qualcuno afferma essere pronta per il Paradiso, se non lo trova in terra d’Albione, di sicuro lo trova in terra bolognese. L’idea è sempre la stessa, il pranzo da mangiare passeggiando, ma sotto le Due Torri i bastoncini di merluzzo e le patatine sono stati sostituiti, nemmeno a dirlo, dai tortellini.

Trasferta a Miami per il take away in salsa emiliana

In via Cesare Battisti, alle spalle di piazza Maggiore, è nato da un anno e mezzo il primo take away in cui comperare tortellini (rigorosamente fatti a mano da due sfoglini) già cotti, pronti per finire diretti nello stomaco. Il negozio (che ha tutti i requisiti per diventare un marchio di fabbrica) si chiama Tortellino Bologna ed è nato dalla fantasia emiliana di Federico Spisini, ventottenne buona forchetta corredata da buone idee. A gestirlo praticamente sono un gruppo di suoi amici tutti coetanei di Spisini, tra i quali Francesca Colliva, che si occupa dell’amministrazione.

“Ogni giorno – spiega – tiriamo la sfoglia per trenta chili di tortellini e non ci avanza mai. Ai nostri clienti diamo una tazza in polistirolo (che mantiene inalterata la temperatura dei prodotti per almeno una ventina di minuti) da cui potranno pescare 120 grammi di tortellini”. Una porzione costa 8 euro, fatta una mano di conti ogni giorno Tortellino Bologna mette in cassa circa 2.000 euro. A volte più, a volte meno, ma in sostanza le cose a Federico Spisini e ai suoi amici non vanno per niente male.

“Oltre al take away – riprende Francesca – facciamo anche servizio a domicilio e le nostre portate si possono tutte ordinare online. A consegnarle pensiamo noi.

Il potenziale del marchio Tortellino Bologna è evidente, al punto che, proprio in queste ore il titolare è volato a Miami per valutare alcune proposte: “E’ vero abbiamo avuto richieste oltre che da Miami anche da New York, Berlino, Roma e Milano”.

La sfida con il tortellino modenese

In attesa di un probabilissimo franchising dell’eccellenza Made in Bo, a scaldare le braccia (che a tirare la sfoglia ci vogliono braccia buone) sono in parecchi: da domenica prossima e per le due domeniche successive Bologna diventa infatti l’arena della sfida delle sfide: tortellino bolognese vs tortellino modenese. Per chi non lo sapesse tra le due città sull’asse della via emilia non scorre buon brodo a causa delle difficoltà di attribuzione della paternità del primo ‘ombelico di Venere’ della storia della cucina. Che sarà mai, dirà il resto del mondo. Il resto del mondo, appunto, non può immaginare le diatribe enogastronomiche giocate a colpi di “l’ho inventato io”, “no, io”. Vista comunque l’impossibilità di una ragionevole attribuzione, con la sfida all’ultimo matterello (organizzata dai componenti dell’associazione TourTlen) si cercherà almeno di stabilire qual è il più buono. L’invidia dei comuni mortali è tutta per i giudici, soprattutto per quelli della finale del 27 gennaio che, come le due semifinali del 13 e del 20 dove sono ammessi i soli bolognesi, si terrà nella sede del Comune, Palazzo d’Accursio.

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