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Birra Peroni, solo mais e malto italiano nel segno della sostenibilità

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Birra Peroni, solo mais e malto italiano nel segno della sostenibilità

Dopo le scintille dei giorni scorsi agricoltori e industriali ritrovano  la sintonia  nel segno della birra.  Con una linea comune: uno sviluppo sostenibile che mette al centro delle strategie la qualità e il filo diretto con i produttori agricoli. Birra Peroni ha nel suo dna una stretta connessione con l’agricoltura italiana e intende continuare a investire nell’agroalimentare di qualità. E il primo atto concreto è il potenziamento dello stabilimento di Bari con un impegno finanziario di 9,6 milioni.  E l’azienda ha confermato il ruolo chiave degli agricoltori nella partita produttiva.

Nella filiera coinvolti oltre 1.500  produttori agricoli  italiani

Sono oltre 1.500 gli agricoltori italiani ai quali vengono garantite formazione e sicurezza degli acquisti. Il fatto poi che Birra Peroni sia un’azienda che fa parte del gruppo multinazionale SABMiller (presente in 75 paesi con oltre 200 marchi e 75mila dipendenti) non ha cambiato nulla della sua filosofia. È nata nel 1846 con uno stretto rapporto con la materia prima agricola, Francesco Peroni il fondatore era infatti un pastaio. Oggi Birra Peroni è una realtà agroalimentare globalizzata con 4,6 milioni di ettolitri di birra prodotta, ricavi per oltre 441 milioni e più di 750 dipendenti presso la direzione generale  a Roma e i tre stabilimenti italiani  di Roma, Padova e Bari. E continua a effettuare il 90% degli acquisti di prodotti e servizi presso le imprese, anche piccole, che caratterizzano il tessuto economico nazionale.

Mais e malto al 100% nazionale per il brand  storico della birra

 L’azienda utilizza  mais 100% italiano e malto tutto nazionale per il brand Peroni. E dà una mano alla ricerca in agricoltura. Collabora infatti  dal 2007 con l’Unità di ricerca per la maiscoltura di Bergamo  per il recupero di un’antica varietà (assolutamente non Ogm) che oggi viene prodotta da 90 aziende agricole italiane. Un’altra joint è stata avviata con la Facoltà di agraria dell’Università di Perugia finalizzata all’applicazione di tecniche che assicurano alte rese e utilizzo minimo di fitosanitari. Con l’Enapra (ente per la ricerca e la formazione di Confagricoltura) si punta poi sui giovani imprenditori che forniscono l’orzo alla malteria Saplo.

Forte impegno nella tutela ambientale  e nel sociale

L’obiettivo sostenibilità è  comunque a 360 gradi, valorizzazione della materia prima nazionale, ma anche tutela dell’ambiente come dimostra la sensibile riduzione di consumi energetici (–8% per ettolitro), emissioni di CO2, acqua (7,6% per ettolitro rispetto al 2003), l’aumento di rifiuti e materiali del packaging riciclati e l’impegno nel sociale, «Crediamo nell’Italia e nelle opportunità che offre questo paese – dicono i manager di Birra Peroni – e da oltre 160 anni lo facciamo insieme a tutti i protagonisti della nostra filiera». Lo slogan è eloquente: dalla terra alla tavola.

 Guidi: opportunità commerciali per le nostre aziende

 Da parte sua il presidente di Confagricoltura, Mario Guidi, ha ricordato che «le imprese agricole stanno costruendo un’agricoltura che sa coniugare produttività e sostenibilità». L’organizzazione crede molto nelle opportunità che possono derivare da una collaborazione con grandi aziende come Peroni: «Può creare – ha detto Guidi – nuove opportunità commerciali per le nostre imprese produttrici di orzo e mais; per l’industria può essere un’opportunità di approvvigionamento sotto casa di cereali coltivati in modo sostenibile e sicuro, aspetto di cui Peroni sta facendo un punto di forza del suo brand».

Secondo Stefano Masini della Coldiretti la competitività non si può misurare solo sui costi di produzione. E soprattutto il cibo non può essere trattato al pari di altri prodotti. Il rappresentante della Coldiretti ha rilanciato i temi sostenuti con forza anche nelle proteste dei giorni scorsi al Brennero, Reggio Emilia e Roma focalizzate sulla necessità di una politica di trasparenza per il made in Italy.«Un’origine – ha ribadito Masini – che non può essere quella doganale  relativa all’ultima lavorazione».

 E il ministro delle Politiche agricole, Nunzia De Girolamo, ha sottolineato «come la parola filiera si traduce nella parola lavoro, in un rapporto virtuoso che dobbiamo saper incentivare e stimolare. Su questo – ha aggiunto– dobbiamo puntare, fare in modo che agricoltura e mondo della trasformazione trovino una sinergia più forte, in modo che possano rinforzarsi reciprocamente».

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